Web Usability – Cosa è la web usability, l’usabilità dei siti internet. Partendo dalle basi e dal “cosa è un sito internet”, in questo articolo raccogliamo diversi spunti ed informazioni utili per chi vuole creare un sito web usabile ed ottimizzato.
Come si utilizzano i siti, come si comporta l’utente medio, appunti di usabilità sparsi.
Un sito internet non è solamente immagine, è prima di tutto “avere un servizio da dare”, presentarlo in modo che qualcuno lo voglia e realizzarlo in modo che chi lo vuole possa anche ottenerlo.
Con il termine web usability si indica l’usabilità di un sito internet o di una pagina web.
L’usabilità è un indicatore di qualità che ci dice quanto una determinata cosa è semplice da usare. Oggi gli utenti si aspettano molto da un sito web, e sono sempre meno disposti a sopportare design scadenti.
Il Web non è la TV. Gli utenti non vanno in Internet per staccare il cervello, ma usano il Web avendo già in testa obiettivi ben chiari.
L’usabilità porta due benefici: il primo è supportare i vostri obiettivi di business sul Web permettendo alla vostra azienda di guadagnare di più; il secondo beneficio è che l’usabilità arricchisce le persone di nuove capacità, rendendo più semplice e gradevole gestire la tecnologia che permea ogni aspetto della vita moderna.
Se il vostro sito non è nella top 10 dei più visitati dovreste solo esserne contenti, perché significa che chi vi visita avrà già appreso i rudimenti della navigazione nel Web a spese di qualche altro sito. Il metodo “Pensare ad alta voce” è quello che viene preferito per quasi tutti i test di usabilità. Sentire i “pensieri” di un utente ci aiuta infatti a capire perché fa quello che fa.
L’esperienza è un vantaggio più importante quando si affronta il Web nel suo complesso che non quando si conosce a priori il sito da usare.
In media, gli utenti, spendono un minuto e quarantanove secondi nella visita di un sito prima di abbandonarlo e provarne un altro. Per svolgere un compito i soggetti visitavano in media 3,2 siti (interessante il numero medio di visite ripetute a uno stesso sito nello svolgimento di un compito: 0,4; ossia gli utenti non tornano. Un sito ha solo il 12% di probabilità di essere visitato una seconda volta.
Dite agli utenti dove sono arrivati e come raggiungere da lì altre parti del sito; per farlo, assicuratevi che ogni pagina del sito contenga questi tre elementi:
Fate in modo di fare orientare gli utenti rispetto al resto del sito e non partite dal presupposto che gli utenti abbiano raggiunto la loro posizione “profonda” partendo dalla homepage.
Spesso gli utenti vanno sulla homepage per farsi un’idea generale del sito, anche se sono arrivati su una pagina interna. Per cui è certamente una buona idea fare molta attenzione all’usabilità della homepage.
I link profondi migliorano l’usabilità perché è molto più probabile che vengano incontro alle esigenze degli utenti. I link generici, come quello verso la homepage, sono meno utili rispetto ai link che portano gli utenti a un articolo o a un prodotto specifico.
Via via che gli utenti acquisiscono competenza, diventano anche più sbrigativi nel valutare un sito. Più saranno gli anni trascorsi navigando online, più dimistichezza di acquisirà nel giudicare i siti web e meno sarà il tempo speso nella navigazione della homepage.
La maggior parte degli adulti, a seconda del livello di scolarizzazione, può leggere fra le 200 e le 300 parole al minuto. Gli utenti passeranno la maggior parte dei loro 25 o 35 secondi a decidere dove cliccare, non a leggere parola per parola che cos’è che vi distingue dalla concorrenza.
Le quattro cose più importanti che una home page dovrebbe comunicare ai nuovi visitatori nei trenta secondi che solitamente usano gli utenti per visitare il sito sono:
Ad ogni visita successiva il tempo di permanenza sulla homepage diminuisce. Il fine di una homepage è di guidare gli utenti a qualche altra parte del sito, e più gli utenti familiarizzano con la pagina, meno la guardano.
I soggetti neofiti che arrivavano da un link profondo direttamente a una pagina interna di un sito, ci restavano per una media di 60 secondi. Per i soggetti esperti la durata della visita a una pagina interna scendeva a 45 secondi.
I soggetti entrati direttamente su una pagina interna passavano fra il 70% e l’80% più tempo sulla pagina di arrivo rispetto a chi arrivava sulla homepage. Una parte del tempo viene dedicata all’esame del sistema di navigazione del sito e a decidere quale sarà la prossima mossa.
Consiglio utile:
Mettete i link importanti all’interno del contenuto, dove è maggiore la probabilità che vengano notati.
Ogni pagina dovrebbe dire subito e con assoluta chiarezza qual è lo scopo. Gli utenti non hanno il tempo di leggere tutto quanto vedono e giudicano una pagina nel giro di pochi secondi.
Gli studi sul movimento oculare confermano che gli utenti spendono la maggior parte del tempo guardando l’area dei contenuti e le aree di navigazione ricevono solo qualche occhiata.
Quando viene chiesto ad un utente di scegliere un sito per trovare una determinata informazione, nell’88% dei casi andava su un motore di ricerca, mentre solo il 12% dei casi andava direttamente su un sito che poteva aiutarlo a risolvere un determinato problema.
Gli utenti anziché cercare siti da esplorare cercano risposte specifiche. I motori di ricerca sono essenzialmente diventati “motori di risposta”.
La forza del Web sta nei siti specialistici che danno ai propri utenti informazioni molto selezionate e pertinenti per le quali hanno un forte interesse. Le persone cercano risposte, ed il Web nel suo insieme è diventato un’unica risorsa per gli utenti che usano i motori di ricerca per trovare pagine rispondendi alle loro esigenze, senza curarsi del sito da cui queste provengono.
Vi è la teoria del cosiddetto information foraging: tanto più è semplice reperire nuove risorse informative, tanto meno tempo gli utenti dedicano a ciascuna di esse. Gli utenti ritengono che tutto ciò che desiderano sapere sia disponibile online da qualche parte, basta chieder. Gli utenti oggi hanno un piccolo numero di siti preferiti che vedono come risorse.
I siti di commercio elettronico sono una eccezione, perché spesso un utente che segue un link all’interno del loro catalogo finisce per comprare. Concludere la prima vendita è uno dei fattori più importanti nel determinare vendite successive.
Generare valore per l’azienda a partire dagli utenti che arrivano a una pagina interna del sito tramite un motore di ricerca:
Ogni barriera fra il cliente ed il prodotto si traduce in vendite mancate. Continuare a contare i “visitatori unici” è diventato irrilevante. La maggioranza di essi arriva per dare una sbirciata ad una pagina e trovare una risposta, non per usare il sito.
In che modo gli utenti utilizzano i risultati di ricerca.
Solo nel 7% dei casi i soggetti hanno visualizzato una seconda pagina di risultati, ed il numero di chi ha visualizzato tre o più SERP per una singola ricerca era troppo basso per fornire una stima precisa, ed era comunque inferiore all’1%.
Solo il 47% dei soggetti ha fatto scorrere tutto il primo SERP, mentre il 53% ha guardato solo i risultati che si trovavano “sopra la piega”.
Nel principale motore di ricerca, Google, un utente riesce a vedere solo quattro o cinque risultati sopra la piega, avendo a disposizione uno schermo tipico da 1024×768 pixel come quelli usati negli studi di Nielsen.
Il primo risultato viene scelto oltre il 50% delle volte.
Le inserzioni sui motori sono il modo migliore per promuovere un sito perché la scelta delle parole chiave attira gli utenti che stanno cercando esattamente ciò che noi offriamo.
Per approfondire leggi Guida SEO.
Un’azienda dovrebbe aumentare la propria offerta relativamente alle keyword che la riguardano fintanto che, in media, un nuovo visitatore generi più valore di quanto l’azienda paga per un clic.
Gli utenti che cliccano sulle inserzioni nelle posizioni successive alla prima sono di solito un po’ più interessati per una azienda (per approfondire leggi Google Ads : Guida alla Pubblicità su Google).
Migliorare l’usabilità e raddoppiare il tasso di conversione fa raddoppiare l’offerta che una azienda può permettersi di fare al motore di ricerca.
Nel lungo termine i prezzi delle parole chiave cresceranno all’incirca quanto i tassi di conversione visitatore/cliente dei siti web.
Perché un sito internet dovrebbe preoccuparsi dell’usabilità?
Sullo scorrimento dei contenuti di un sito internet. Gli utenti sono così occupati, e sul Web c’è talmente tanta informazione, che non vale la pena di perder tempo sul resto di una pagina, se quello che si vede all’inizio non convince subito del valore di questa pagina. Gli utenti esperti fanno scorrere più dei neofiti.
Troppi siti internet pensano di giocare da soli, mentre il loro sforzarsi di reinventare quelle che ormai sono norme condivise li rende troppo difficili da usare.
Si parla di standard quando l’80% o più dei siti usa un particolare approccio di design: gli utenti si aspettano che gli elementi standard di una pagina funzionino in un dato modo.
Si parla di convenzione quando gli elementi di interfaccia per i quali non esistono convenzioni di design, ed anche le soluzioni più diffuse vengono utilizzate da meno della metà dei siti internet.
Bisogna eliminare ciò che crea confusione ed adottare il più possibile delle convenzioni di design. Gli utenti quasi sempre:
Gli standard fanno sì che gli utenti sappiano:
Ed allo stesso tempo che:
La velocità con cui si riesce a cliccare un oggetto sullo schermo è determinata dalla legge di Fitts, secondo la quale il tempo necessario per raggiungere un bersaglio con un dispositivo di puntamento è proporzionale al logaritmo della distanza da coprire diviso la dimensione del bersaglio.
Più lontano sarà l’oggetto, più tempo sarà necessario per arrivare a cliccarlo, quindi. La legge di Fitts dice anche che più grande è il bersaglio, meno tempo occorre per cliccarlo. Questo perché se l’oggetto è grande non è necessario essere troppo precisi, e la precisione perde tempo. Proprio la facilità di centrare bersagli di notevoli dimensioni è alla base della nostra raccomandazione di usare i logo aziendali come puntatori alla homepage.
Aprire finestre che gli utenti non hanno richiesto è un errore di per sé.
Aprire nuove finestre del browser
Cliccando un link o un pulsante gli utenti si aspettano che una nuova pagina prenda il posto di quella attuale. Per annullare questa azione cliccano il pulsante “Indietro”, come appena visto. Violare queste aspettative va contro la loro esperienza e la loro libera navigazione del ciberspazio.
Cercare di trattenere o vincolare gli utenti è una causa persa. Se vogliono andarsene lo faranno. E se seguono un link a un altro sito e vogliono tornare lo faranno invariabilmente usando il pulsante “Indietro”, perché è il modo più diffuso di ritornare su una pagina appena visitata. Se gli utenti vogliono finestre in più sanno benissimo aprirsele da sé.
Gli utenti esperti possono magari accorgersi di dover chiudere la nuova finestra per tornare alla schermata originale, ma la maggior parte degli utenti non sa davvero come gestire finestre multiple, ed è abituato a considerare solo la finestra in cima: e se questa non li porta indietro sono in trappola.
Se tutte le finestre sono a pieno schermo se ne vede soltanto una. Le finestre massimizzate inducono l’utente a considerare erroneamente il computer come un terminale: un ambiente a tutto schermo anziché con molte aree simultaneamente attive.
Aprire nuove finestre del browser ha i seguenti effetti collaterali dannosi:
Ultimo aggiornamento 2022-05-19 / Link di affiliazione / Immagini da Amazon Product Advertising API